Dopo anni di negoziati il 24 maggio scorso il Consiglio dell’Unione Europea ha dato l’approvazione definitiva alla Corporate Responsability Due Diligence Directive – CSDDD (o anche CS3D), creando una responsabilità legale per le aziende in relazione alle violazioni dei diritti umani e ambientali.
Da un lato, la Direttiva CSDDD richiede di valutare lo stato attuale, prevenire, eliminare o almeno ridurre tutti gli impatti negativi, effettivi e potenziali, in questi due ambiti. Dall’altro lato, introduce l’obbligo per le imprese di dotarsi di un piano industriale di transizione compatibile con il limite di 1,5°C di aumento della temperatura media del Pianeta rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dagli Accordi sul clima di Parigi.
La direttiva verrà introdotta gradualmente nell’arco di cinque anni e si applicherà in base alle dimensioni delle aziende secondo questa divisione:
Oggetto della Direttiva sono anche le attività delle loro filiali e quelle dei loro partner commerciali.
Le microimprese e le PMI non sono coperte dalle norme proposte. Tuttavia, la Direttiva prevede misure di sostegno e di tutela per le PMI, che potrebbero essere indirettamente colpite in quanto partner commerciali nelle catene del valore.
Le autorità di tutti gli Stati membri dell’UE saranno responsabili del monitoraggio del rispetto delle norme e dell’applicazione di sanzioni, comprese multe basate su una percentuale del fatturato annuo dell’azienda, in caso di non conformità.
La CSDDD prevede un pieno risarcimento da parte delle aziende che violino gli obblighi previsti dalla direttiva e saranno ritenute legalmente responsabili dei danni che la mancata adozione delle misure appropriate ha comportato.
I requisiti di rendicontazione dei piani di transizione climatica del CSDDD sono allineati ai requisiti della CSRD, la Corporate Sustainability Reporting Directive, garantendo così che le aziende rientranti nell’applicazione di entrambe le direttive non debbano effettuare una doppia segnalazione.
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