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Case green: cosa prevede la direttiva approvata dal Parlamento Ue

23 Marzo, 2023

Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva case green. La partita non è definitivamente chiusa, ma si intravede il risultato. Ora – sulla base del testo di revisione di quella che è la direttiva sulla performance energetica degli edifici (EPBD) – l’Europarlamento discuterà con il Consiglio Ue e con la Commissione europea per trovare un accordo sulla legislazione da adottare.

 

Cosa è stato deciso? Entriamo nel dettaglio

Il compromesso raggiunto al Parlamento europeo prevede target di efficienza più ambiziosi, ma in cambio di maggiore flessibilità. L’intervento sull’edilizia è uno dei pilastri del pacchetto Fit for 55 per la decarbonizzazione: secondo le stime dell’UE, infatti, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo finale dell’energia e di circa il 36% delle emissioni.

 

Il testo approvato dall’Europarlamento prevede che per armonizzare le differenti situazioni di partenza dei parchi immobiliari nazionali, la classe di efficienza energetica G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro. E rispetto alla proposta della Commissione europea prevede target di efficienza energetica più alti: per gli edifici residenziali esistenti classe E entro il 2030 e classe D entro il 2033, per gli edifici non residenziali e quelli pubblici le stesse scadenze sono anticipate di tre anni. I nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero dal 2028, ma per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è anticipata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno dotarsi di tecnologie solari entro il 2028.

Quali le deroghe concesse

Molti gli strumenti a disposizione degli Stati Ue sul fronte della flessibilità: si va dall’eliminazione delle disposizioni sulle sanzioni, che ogni Paese sarà libero di adottare a suo piacimento, all’esclusione dalla normativa per i monumenti con facoltà di estendere l’esclusione anche a edifici tutelati e storici, edifici tecnici o a uso temporaneo e luoghi di culto. Prevista inoltre la possibilità di esentare l’edilizia sociale pubblica, nei casi in cui le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati dai risparmi in bolletta. E si potranno rivedere gli standard minimi di prestazione degli edifici residenziali per ragioni di fattibilità economica e tecnica dei lavori di ristrutturazione.

Misure di sostegno per gli interventi

I Paesi UE stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione, che dovranno comprendere anche regimi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. Arriva, ed è una delle novità qualificanti introdotte dal Parlamento europeo, un nuovo Fondo ad hoc per le ristrutturazioni edilizie in chiave energetica alimentato dal bilancio europeo, dalla Banca europeo per gli investimenti (Bei) e dagli Stati membri.

 

È indubbio che il miglioramento delle prestazioni energetiche del patrimonio edilizio immobiliare diventa sempre più urgente, da più punti di vista. La direttiva, se ben strutturata, può tracciare un’importante strada verso la transizione giusta, coniugando l’abbattimento delle emissioni con risparmio ed efficienza energetica. L’auspicio è che la normativa si traduca in un’opportunità, dal momento che il settore dell’edilizia è estremamente strategico per conseguire gli obiettivi dell’UE, sia da un punto di vista di energia che di clima.

 

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